La nuova frontiera dell’intelligenza artificiale? L’Artificial Intuition: cosa è e cosa ci aspetta.

L’intelligenza artificiale è una realtà che ci accompagna dagli anni ’40, ma questa parola entra a far parte del linguaggio comune a seguito di un convegno informatico tenutosi nel 1956 a Dartmouth.

Obiettivo primario? Sviluppare uno strumento in grado di riprodurre e imitare il funzionamento del cervello e del corpo umano.

Gli studiosi ed i ricercatori che erano al convegno presentarono il Logic Theorist, un primo software sviluppato per imitare la capacità innata di problem solving degli esseri umani.

L’Intelligenza Artificiale che conosciamo oggi a distanza di più di mezzo secolo è un insieme complesso di diverse tecnologie, dal natural language processing al machine learning, strumenti utili soprattutto per l’interazione con l’essere umano.

Un’innovazione del genere, come era ovvio, correva il rischio di essere risucchiata dentro un vortice di bizzarre teorie, di speculazioni etiche o controverse ideologie, ma ciò che conta maggiormente è ciò che è stato sinora prodotto e che tuttora funziona: ricordate, ad esempio, il caso del campione mondiale di scacchi Garri Kasparov battuto il 10 febbraio 1996 dal supercomputer Deep Blue? Se non si trattava già allora di AI, quale oscura e segreta tecnologia c’era dietro?


I numeri del 2020 sull’ AI

Lo scorso 2020 il mercato dell’AI registrava una sensibile crescita (+15%) di cui una grossa fetta (il 77%) commissionata da imprese italiane.

Una spesa del genere è stata guidata in primo luogo dallo sviluppo di software industrializzati e Taylor-made, mentre un discreto margine è stato ritagliato anche per certi servizi di System Integration o determinati servizi di consulenza. Andando più a fondo nella nostra analisi, si rintraccia anche un’alta percentuale di investimenti dedicati a sistemi di Intelligent Data Processing, senza contare tutte le iniziative (sempre più affidabili soprattutto in termini di risorse) come sviluppo e lancio di Virtual Assistant o Chatbot.

Sinora abbiamo affrontato l’argomento basandoci su aspetti che attengono esclusivamente al campo della logica delle reti neurali, che si riferiscono alla rappresentazione del sapere e alla simulazione vera e propria delle attività celebrali. Ma se passassimo, invece, alle metodologie con cui, spesso inconsapevolmente, siamo soliti risolvere i nostri problemi dobbiamo considerare la combinazione di due nuovi elementi: intuizione e ragionamento.


L’Intuizione Artificiale

Se c’è una soglia, una fine all’espansione e alla crescita di una realtà come l’Intelligenza Artificiale essa è senz’altro l’Intuizione Artificiale. Si, ma di cosa si tratta nello specifico?

Banalmente sembrerebbe un upgrade dell’IA in quanto anche gli algoritmi, grazie all’applicazione dell’Intuizione Artificiale, mentre “lavoreranno” per prepararsi autonomamente con dei dataset, avranno quella capacità tutta “sensibile”, tipica e innata dell’essere umano, di riconoscere e intercettare eventuali errori, senza bisogno di comandi o richieste esterne.

Tutto ciò è possibile con l’aiuto di sviluppo di modelli qualitativi che forniscano alle macchine delle guide per il riconoscimento degli identificatori “anormali”.  Inoltre, tutti gli elementi che non trovano spazio correttamente nell’infrastruttura vengono etichettati come sospetti.

Un’innovazione del genere è quello che manca e che si attende tanto all’interno di numerosi settori produttivi. Ad esempio, un supporto come quello della Intuizione Artificiale gioverebbe tanto al mondo finanziario, la prima industry interessata al rivelamento di dati e al riconoscimento di reati di varia natura, dalla semplice criminalità informatica, all’hacking, passando per il riciclaggio di denaro, la frode finanziaria e la pirateria digitale.

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